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Attività clinica

 

L'approccio Sistemico-Relazionale opera secondo un modello terapeutico volto a favorire lo sviluppo dell'individuo nelle sue svariate espressioni relazionali. Sono pertanto possibili percorsi con la famiglia nucleare ed estesa, con la coppia o individuali, privilegiando la tipologia di intervento più appropriata alla specifica circostanza.   

L' attività clinica è rivolta a svariate aree problematiche, tra cui:

 

  • Disturbi dell'infanzia: disturbi del comportamento, difficoltà scolastiche, disturbi psicosomatici, fobie, enuresi, handicap, autismo.

  • Disturbi dell'adolescenza e dell'età adulta: ansia, attacchi di panico, disordini alimentari, dipendenze, depressione, violenza, psicosi.

  • Crisi della coppia: relazioni conflittuali, separazioni coniugali ostili, relazioni genitoriali problematiche in caso di divorzio, difficoltà nelle ricostituzioni familiari, problematiche di infertilità.

  • Difficoltà familiari con minori in adozione o in affidamento

 

Secondo l'approccio sistemico-relazionale i sintomi e il disagio del singolo individuo sono il risultato di un intersecarsi complesso tra esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali più significative e capacità cognitive di autovalutazione della propria situazione.

La famiglia, intesa come il sistema vivente di riferimento principale nell'esperienza emotiva di una persona, è il primo contesto esperienziale all'interno del quale i sintomi assumono una funzione precisa per il funzionamento relazionale del gruppo di persone che ne fanno parte.

 

Nell'ottica della definizione del "ciclo vitale della famiglia", termine coniato attorno agli anni quaranta, si presuppone nell'evoluzione del sistema familiare l'incontro con alcuni "eventi nodali" che attraverso la disorganizzazione-riorganizzazione del sistema stesso, implicano il superamento di alcuni compiti di sviluppo, permettendo così il passaggio ad una fase successiva.

Alcuni eventi riguardano tutto ciò che nel ciclo vitale, dalla nascita alla morte, può capitare ad una famiglia ma non può essere previsto (morte di un figlio, incidente, disagio psichico, etc.). 

L'evoluzione del sistema familiare trova la sua comprensione nell'arco almeno di tre generazioni. I sintomi di una persona, oltre ad esprimere in maniera metaforica il conflitto psichico soggettivo, acquisiscono una funzione precisa all'interno del sistema relazionale in cui emergono.

 

I conflitti che tendono a disgregare il sistema-famiglia creano una tensione emotiva che di solito viene vissuta in termini drammatici dal soggetto portatore del sintomo; egli si fa carico, attraverso la manifestazione dei sintomi, di distogliere i membri della famiglia dall'affrontare in modo manifesto le proprie difficoltà di relazione, accentrando l'attenzione su di sé.

Il sintomo ha quindi una doppia valenza: segnala alla famiglia l'esistenza di un disagio e, nello stesso tempo, rende innocuo il suo potere distruttivo, accentrando su di sé tutte le preoccupazioni degli altri membri.

 

La terapia familiare interviene attraverso varie tecniche di lavoro sulle famiglie, operando su 4 livelli principali di osservazione:

  • la storia trigenerazionale della famiglia (nonni-genitori-figli);

  • l'organizzazione relazionale e comunicativa attuale della famiglia;

  • la funzione del sintomo del singolo individuo nell'equilibrio della famiglia;

  • la fase del ciclo vitale della famiglia in cui si presenta il sintomo del singolo (si parla, ad esempio, dell'uscita da casa dei figli a seguito del matrimonio, del decesso di un genitore o della nascita di un figlio, etc.; questi eventi costringono il sistema a riorganizzarsi, e quindi ad evolvere verso nuovi assetti relazionali).

 

Le tecniche, attraverso l'utilizzo di compiti ("homeworks") da attuare sia nelle sedute terapeutiche che a casa, si articolano intorno alle problematiche dei ruoli, della gerarchia, delle alleanze, e della qualità della comunicazione.

 

 

 

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